Il T – 06 marzo 2024

Occupazione, frena l’industria

Non basta l’aumento delle assunzioni firmate dalle imprese trentine in dicembre a scollare dall’andamento annuale del lavoro in Trentino il segno meno. Le 173.821 assunzioni del 2023, infatti, sono 1.999 in meno (-1,1%) rispetto a quelle rilevate tra gennaio e dicembre del 2022. Fa eccezione l’agricoltura, che vede crescere il numero di contratti siglati di 634 unità (+2,3%). Le dinamiche peggiori si riscontrano invece nell’industria (-1.098 e -5,1%) e nel terziario (-1.535).
Gli ultimi dati sul mercato del lavoro trentino, pubblicati nella nota dell’Agenzia del Lavoro, confermano quanto emerso dalla congiuntura economica della Camera di Commercio di Trento. E cioè che l’occupazione è tornata a calare dopo molti trimestri (- 0,4%). Era dal secondo semestre 2020 che non accadeva di vedere un segno meno. Secondo l’Agenzia del lavoro, la riduzione più significativa dei nuovi contratti riguarda il manifatturiero, con 20.303 assunzioni in tutto(-11,9%), seguita dall’estrattivo (-9%). In crescita invece costruzioni (+8,3) e agricoltura (+2,3, con 28.364 posti attivati). Guardando ai macrosettori, le assunzioni calano sia nel secondario (-5,1%) che nel terziario (-1,2%, con 125.154 nuovi posti).
Sui dodici mesi dell’anno, la dinamica di crescita tendenziale si registra in soli quattro mesi (aprile, giugno, novembre e dicembre). A dicembre, rispetto allo stesso mese dell’anno prima, sono stati 942 i nuovi contratti (+4,4%). A parte un lievissimo calo in agricoltura, le assunzioni hanno segno positivo anche nel secondario, grazie all’edilizia, e in tutti i comparti del terziario, spinti dai pubblici esercizi (+644 assunzioni), grazie all’avvio della stagione turistica invernale.
Calano anche le cessazioni, in misura maggiore rispetto alle assunzioni. Le 170.512 uscite lavorative registrate nel corso del 2023, sono, infatti, 5.130 in meno rispetto a quelle di un anno prima (-2,9%). Sempre nei dodici mesi del 2023, il calo delle assunzioni colpisce i giovani fino ai 29 anni (-1.666) e gli adulti tra i 30 e i 54 (-2.288), mentre in forte controtendenza è la dinamica dei
lavoratori con più di 54 anni, le cui assunzioni crescono di 1.955 unità per un +8,6%. Il segno negativo colpisce maggiormente l’occupazione femminile (-2.137). La tendenza calante, infatti, è più marcata per le donne (-13,0%, a fronte di -11,4% dei maschi).
«Il nostro mercato del lavoro mostra i primi segnali di fatica», commentano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher per Cgil Cisl Uil. I rallentamenti dell’industria, in particolare, portano i sindacati ad alzare le antenne. «Preoccupa il segnale che arriva dal manifatturiero, a dimostrazione che è in atto un generale rallentamento dell’economia. Un dato che avevamo già evidenziato nella seconda parte dell’anno. Calano le assunzioni, ma nell’industria cresce anche il ricorso alla cassa integrazione». A dicembre sono state concesse 146.835 ore, valore in crescita del 38,7% sul mese di novembre a causa dell’aumento di entrambe le componenti (Cigo e Cigs). Il confronto su base annua mostra invece un calo nell’ordine del 12,7% del monte ore rispetto a quello di dicembre 2022, riconducibile a una contrazione della Cigo. Nell’arco dell’intero anno 2023, il numero di ore concesse al ramo industria ammonta a 1.411.644, in crescita del 58,7%. Tra i comparti che hanno beneficiato maggiormente della cassa integrazione, si distingue quello della carta, stampa ed editoria che ha assorbito la maggior percentuale di ore sia in dicembre (65,6%) che nell’arco dell’intero anno (42,9%).
La richiesta dei sindacati è che si lancino politiche orientate a investire in competitività e innovazione. «Imprese più competitive e innovative investono anche maggiormente sul capitale umano e sulla qualità dell’occupazione. Questo, dunque, permetterebbe di affrontare la questione salariale, il tema dell’occupazione giovanile e di sostegno all’occupazione femminile», concludono i sindacalisti.

 

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