Corriere del Trentino – 31 agosto 2023

Rsa. I sindacati: «Investire di più sul personale»

Cgil, Cisl e Uil: «Non basta aumentare i posti letto, più cure domiciliari. E valorizzare gli operatori»

 

«Bene rafforzare il sistema delle Rsa pubbliche, ma serve una seria revisione del sistema di assistenza e socio-assistenziale». E «valorizzare il lavoro all’interno delle case di riposo». Si può racchiudere così la posizione dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, che a proposito del trend di invecchiamento della popolazione parlano di «emergenza sociale».
Cgil: «Non bastano più posti»
Nei prossimi 10 anni Upipa ha stimato che serviranno 50-60 posti letto in più ogni anno. Del resto le proiezioni demografiche prevedono un progressivo invecchiamento della popolazione. In Trentino nel 2050 i cosiddetti «grandi anziani» raddoppieranno: saranno 38.125, ossia 19.088 in più rispetto a oggi. Per questo motivo «la presa in carico degli anziani e dei soggetti più fragili rischia di rivelarsi una vera e propria emergenza sociale per la nostra comunità», considera Claudia Loro, segretaria provinciale del sindacato dei pensionati (Spi) della Cgil. «Comprendiamo e facciamo nostre le preoccupazioni sollevate dalla presidente di Upipa — prosegue Loro — ma restiamo convinti che la strada da imboccare non sia solo un potenziamento del numero di posti letto, pur necessario, ma un ragionamento e investimento più ampio che deve partire dalla medicina e dall’assistenza territoriale». Il sindacato dei pensionati accusa la giunta provinciale di aver «congelato per quasi quattro anni la riforma dello Spazio Argento», ossia il servizio per la pianificazione socio-sanitaria territoriale rivolto agli anziani. In sostanza «serve potenziare i servizi di prossimità e domiciliari sia nella cura che nell’assistenza socio-assistenziale, con un più forte e concreto investimento sulla medicina di territorio, sulla prevenzione e sulla gestione territoriale anche delle cronicità. Serve investire anche nell’invecchiamento attivo e nel supporto alle famiglie che devono farsi carico di situazione di fragilità e non autosufficienza dei loro cari. Le liste d’attesa e la difficoltà di reperire personale — conclude — sono due facce della stessa medaglia perché sono frutto di un disinvestimento nel sistema pubblico di prevenzione e cura. Non è tagliando risorse che si risolvono i problemi».
Cisl: «Valorizzare il lavoro»
Anche per il segretario della Funzione pubblica della Cisl, Giuseppe Pallanch, non basta incrementare i posti letto. «Bene rafforzare il sistema delle Rsa pubbliche, ma c’è la necessità urgente di cambiare l’agenda degli interventi nell’assistenza. Il modello aziendalista così com’è strutturato — aggiunge — ha impoverito il sistema, limitato le assunzioni, demotivato gli operatori, promosso le esternalizzazioni dei servizi e creato nei fatti diseguaglianze all’interno dello stesso sistema».
Quello del personale è un altro nodo critico sottolineato da Upipa: nei prossimi 10 anni serviranno idealmente 150 nuovi operatori all’anno. Ma già ora le case di riposo fanno fatica a trovare infermieri. «Si deve ripartire dall’investimento nel capitale umano, questo si ottiene solo se si valorizza il lavoro — sostiene Pallanch — Significa non solo aumentare le retribuzioni, ma rendere attrattivo il sistema dando ossigeno al personale stremato necessario e investire nella prevenzione e nella medicina territoriale di prossimità. È urgente investirefinoall’ultimocentesimodi quanto è stato programmato nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e analizzare veramente e con capacità di ascolto i fabbisogni sempre più in sofferenza».
Uil: «Più flessibilità»
Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Bassetti, segretario Uil Fpl: «Nelle Rsa operano professionisti con una media anagrafica superiore ai 50 anni di età, un dato preoccupante, che forse andrebbe analizzato con più attenzione anche da parte della politica, per garantire stanziamenti di risorse in prospettiva, favorendo l’applicazione di strumenti di “flessibilizzazione lavorativa in uscita”, che ad oggi esistono già in via sperimentale nel contratto collettivo provinciale di lavoro delle autonomie locali, come “staffetta generazionale”. Un’uscita anticipata di personale socio sanitario “anziano” deve essere compensato con quello “giovane, sembrerebbe logico».

Scarica il pdf: IL T Rsa ART 310823