Il T – 24 febbraio 2024

Scuola. Abilitazione: mancano i corsi, requisiti irraggiungibili

Ventiquattro, trenta o sessanta? Non stiamo dando i numeri della tombola. Sono invece numeri che riguardano uno dei comparti italiani più martoriati degli ultimi anni, quello della scuola. Il 13 aprile 2017, con il decreto legislativo numero 59 conosciuto più comunemente come «La Buona Scuola», veniva istituito il percorso formativo dei 24 Cfu, crediti formativi universitari, un requisito di accesso fondamentale e imprescindibile per ambire a diventare un docente. Ventiquattro crediti formativi da conseguire in quattro diversi settori disciplinari: antropologia, psicologia, pedagogia e metodologie e tecnologie didattiche. Un percorso che era stato attivato in molte università e in molti conservatori presenti sul territorio nazionale, che avevano dato la possibilità agli aspiranti docenti di ottenere questa abilitazione.
Il secondo colpo però, quello molto più forte, arriva col decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 agosto 2023, dove i crediti da ventiquattro passano a sessanta, un aumento di più del doppio, l’equivalente dei crediti che di solito si acquisiscono durante un anno accademico.
In Trentino le graduatorie 2021- 2024 scadranno prossimamente e ancora non ci sono informazioni certe sui nuovi requisiti per iscriversi alle tre fasce. Nel 2021 i requisiti per accedere alla terza fascia, quella più bassa erano molto chiari. Sul portale della scuola trentina Vivoscuola si può ancora leggere: «Possono presentare domanda di inserimento gli aspiranti docenti in possesso del titolo di studio corrispondente alla classe di concorso per cui si richiede l’inserimento in graduatoria. Per gli aspiranti docenti che non erano inseriti nelle graduatorie di Istituto triennio 2017/2020 per la stessa classe di concorso, è necessario, oltre al titolo di studio corrispondente, il possesso dei 24 crediti formativi Cfu/Cfa (crediti formativi accademici ndr)». Ad oggi invece non si sa ancora nulla.
«In Trentino le graduatorie sono differenti da quelle nazionali – spiega Pietro Di Fiore, segretario organizzativo di Uil del Trentino – Mentre nel resto d’Italia ci sono le graduatorie provinciali di supplenza, qui abbiamo le graduatorie d’istituto». Il problema è che non si sa ancora nulla sui requisiti per accedere a queste graduatorie. «Noi non abbiamo ancora alcuna informazione riguardo le nuove graduatorie» afferma Di Fiore. Se ci dovesse basare sui requisiti del 2021, verrebbe naturale pensare che, automaticamente, il conseguimento dei 60 Cfu diventi indispensabile, un conseguimento non scontato per vari motivi. Prima di tutto l’accesso a questi percorsi formativi è a numero chiuso e il prezzo per frequentare l’abilitazione non è per nulla irrisorio, come si può leggere sul sito dell’Università di Trento: «I costi di iscrizione ad un Percorso abilitante 60 Cfu, come previsto dal Dpcm, avrà un costo pari a 2.500 euro. Saranno ridotti ad un costo pari a 2.000 euro nei casi indicati dall’articolo 12 del Dpcm. La prova finale abilitante avrà un costo di 150 euro». Una spesa che nel peggiore dei casi arriverebbe a 2.650 euro semplicemente per poter lavorare. «Una mercificazione – come la descrive lo stesso Di Fiore – Una discriminazione». Perché non tutti gli aspiranti docenti, precari o neolaureati che siano, possono permettersi di investire tutti questi soldi. Non solo: anche perché, molto semplicemente, «qual è la differenza tra uno studente di tre anni fa, a cui bastavano solo ventiquattro crediti, e uno del 2024 a cui probabilmente ne serviranno sessanta?». Una sorta di sconfitta per tutto il sistema scolastico. Un altro problema, non scontato, è che non tutti gli istituti hanno avuto la possibilità di attivare i corsi per l’abilitazione, lasciando molti neolaureati senza la possibilità di poter acquisirla.
«Siamo in un momento di transizione, non ci sono più i ventiquattro crediti, ma in molti contesti non ci sono ancora le altre abilitazioni» sostiene Monica Bolognani segretaria generale e referente docenti della Cisl. «Anche questo è un modo per maltrattare la scuola – commenta Di Fiore – I precari sono moltissimi e tra loro ci sono anche docenti con molti anni di esperienza».
Una situazione di totale incertezza che non fa altro che danneggiare tutto il sistema scolastico, perché se è vero che, come sosteneva sul Sole 24 Ore il ministro Giuseppe Valditara, «grazie a queste misure avremo una nuova generazione di docenti fortemente strutturati, con alle spalle un importante percorso di formazione disciplinare e pedagogica», è altrettanto vero che non si può vivere in questa costante incertezza, non è giusto né nei confronti dei docenti, né nei confronti degli studenti, né nei confronti della scuola stessa.
«Noi chiederemo che i docenti possano presentare l’iscrizione in graduatoria e conseguire l’abilitazione successivamente – sottolinea Di Fiore – Non possono chiedere dei requisiti che però non vengono erogati».

 

Scarica il pdf: IL T scuola 240224