Il T – 25 febbraio 2024

L’anno scorso 8.149 infortunati e 11 morti sul lavoro

L’anno scorso in Trentino sono stati denunciati all’Inail 8.149 infortuni sul lavoro, quasi lo stesso numero del 2022, quando erano 8.174, mentre a livello nazionale gli incidenti calano del 16%. Gli infortuni sul posto di lavoro sono 7.203, quelli in itinere, cioè mentre si va o si torna dal lavoro, sono 946. Stabili sia gli incidenti a uomini (5.372) che quelli a donne (2.777). Mentre calano, anche se di poco, gli infortuni di cittadini italiani o dell’Unione Europea, aumentano i casi che vedono coinvolti lavoratori stranieri extra Ue, pari a 1.630 rispetto ai 1.561 dell’anno prima. Tra le fasce di età più colpite, crescono da 568 a 632 gli infortuni dei giovanissimi 15-19 anni e da 404 a 431 quelli dei lavoratori e lavoratrici più anziane, 60-64 anni. Tra i settori, aumentano gli infortuni in edilizia, passati da 591 a 631: +6,7%. I casi mortali sono 11, di cui 8 avvenuti sul territorio provinciale. Un terzo di essi colpisce lavoratori stranieri. Ed è sui casi mortali e in particolare su quelli nelle costruzioni che interviene l’Uff icio studi della Cgia, l’Associazione Artigiani di Mestre. «Nei cantieri edili c’è un addetto che perde la vita ogni due giorni e in un caso su tre non lavora in un’azienda edile, ma in una realtà imprenditoriale appartenente al settore dell’installazione degli impianti» dove si applicano contratti diversi da quelli dell’edilizia, che però possono consentire alle imprese di risparmiare sul costo del lavoro e, soprattutto, mettere al lavoro maestranze che «non sono tenute a frequentare i corsi di formazione obbligatori previsti per gli edili, rendendo questi lavoratori meno consapevoli e meno preparati ad affrontare i rischi e i pericoli che possono incorrere durante la giornata lavorativa». Senza contare, poi, «la presenza endemica nel settore dell’edilizia dei lavoratori in nero, così come emerso anche nella tragedia che si è consumata la settimana scorsa a Firenze». «Mentre a livello nazionale i dati sugli incidenti calano del 16%, in Trentino restano stabili – affermano Manuela Faggioni, Katia Negri e Alan Tancredi che per Cgil Cisl Uil partecipano al Coordinamento provinciale su salute e sicurezza – È la dimostrazione che c’è ancora molto da fare per assicurare livelli adeguati di sicurezza sul lavoro. La tragedia di Firenze, l’ennesima per cui oggi ci indigniamo, dovrebbe invece spingerci a fare di più e meglio sulla prevenzione e sui controlli. Anche in Trentino».
I sindacati chiedono un impegno in più alla luce del nuovo piano 2023- 2025 su prevenzione e formazione, finanziato con 2,8 milioni di euro derivanti dalle sanzioni comminate alle aziende trentine per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza. Un tesoretto che negli ultimi 14 anni ammonta in totale a 10 milioni di euro. «Finalmente dopo anni di richieste da parte nostra questi milioni di euro vengono indirizzati alla formazione e prevenzione su salute e sicurezza – sottolineano i sindacalisti – Suscita più di una perplessità però la destinazione di queste risorse. E non solo perché le richieste del sindacato sono rimaste in gran parte inascoltate, ma anche perché sembra che si f inanzino con queste risorse anche attività ordinarie. Al contrario questo tesoretto dovrebbe servire per implementare e rendere più efficace la prevenzione e la formazione. Di questo abbiamo bisogno se vogliamo imprimere una svolta sulla salute e sicurezza».

 

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