24 dicembre 2017 –  Corriere del Trentino

Statali, il nuovo contratto piace a Trento «Ma in Provincia siamo pagati meglio»

Il nuovo contratto degli statali potrebbe fare scuola in Trentino. Non tanto per la parte economica, dato che gli 85 euro medi lordi stimati sui tabellari sono inferiori ai risultati raggiunti nella Provincia autonoma, ma per la parte normativa, in cui i sindacati territoriali di categoria colgono diversi elementi interessanti cui ispirarsi. Elementi che, con ogni probabilità, verranno portati al tavolo di trattativa ancora aperto a livello locale. «Nel contratto nazionale — osserva Gianpaolo Mastrogiuseppe, segretario Fp Cgil Trento — vengono previsti, per esempio, maggiori strumenti di partecipazione per i lavoratori nell’ organizzazione aziendale. In particolare, penso ai fondi per la contrattazione decentrata che, di fatto, non ci sono in Trentino e possono agevolare i delegati sindacali Rsu e Rsa nel confronto con la controparte ». A breve si dovrebbe tornare al tavolo di concertazione con l’agenzia negoziale provinciale Apran. «A metà gennaio — riprende Mastrogiuseppe — ci troveremo per autonomie locali e comparto sanità». Spunti positivi emergono pure per la Cisl Fp, soprattutto perché lo sblocco potrebbe agevolare una nuova stagione di intese, valorizzando la funzione negoziale e di tutela dei sindacati. «È un nuovo inizio — spiega il segretario provinciale Giuseppe Pallanch – da qui ripartiremo, passo dopo passo, per migliorare le condizioni di lavoro e i trattamenti economici dei lavoratori, al fine di premiare il merito e la professionalità». Si prepara a studiare l’articolato nel dettaglio Silvia Bertola. «Ci prepariamo a proseguire il confronto con Apran — sottolinea la segretaria UilFpl Trento — sulla parte economica, invece, partiamo da una posizione di vantaggio rispetto al nazionale, dato che oltre all’aumento tabellare è stata garantita a tutti una progressione orizzontale con il miglioramento economico conseguente». E ad Apran verrà posto con forza anche il tema della stabilizzazione dei circa 400 precari provinciali ai quali, nei giorni scorsi, è stata garantita una proroga di un anno nei contratti a tempo determinato. Si parla di lavoratori che operano in case di riposo, servizi educativi e musei che, senza il rinnovo ponte, avrebbero rischiato di perdere il posto . «Serve una soluzione strutturale — riprende Mastrogiuseppe — senza questi lavoratori molti servizi provinciali non potrebbero funzionare. Eppure queste professionalità non sono nelle dotazioni organiche». Altre partite aperte riguardano il personale delle fondazioni Edmund Mach (Fem) di San Michele all’Adige e Bruno Kessler (Fbk) di Povo. «Questi lavoratori – prosegue — operano in un settore di eccellenza, hanno il contratto fermo al 2009 come i dipendenti pubblici, pur non essendo tali». L’intesa sembrava a portata di mano, ma in prossimità del traguardo, non si è giunti a chiusura. «Lunedì scorso — racconta il dirigente Fp Cgil— avevamo raggiunto una mediazione che ci avrebbe portato alla sigla di un accordo stralcio ma, a causa di un’inspiegabile presa di posizione della fondazione Edmund Mach, questo non è stato possibile in extremis. Quindi, questo resta l’unico personale dipendente in Trentino a non vedersi riconosciuto il sacrosanto diritto al rinnovo, almeno economico, di un contratto di lavoro a distanza di nove anni».

Scarica il pdf: statali-ART241217