Corriere del Trentino – 02 marzo 2024

Infortuni sul lavoro, gennaio nero. Le sigle: «Pochi controlli e ispettori»

TRENTO Secondo posto per il Trentino, ma non c’è da andarne fieri. Secondo il rapporto Inail sulle denunce di infortunio sul lavoro nel mese di gennaio 2024, la Provincia di Trento ha registrato il secondo maggior aumento percentuale (+16,4%) rispetto ad un anno fa. Davanti solo il Molise con +17,2%. «Non è bello in questo caso arrivare secondi — dice Michele Bezzi, segretario generale Cisl Trentino — Sapevo che non eravamo messi benissimo e questo significa che serve ancora molto riguardo alla sicurezza. Deve tornare al centro dell’attenzione». Bolzano si posiziona invece al primo posto per quanto riguarda l’aumento delle morti sul lavoro: nel gennaio del 2023 non era morto nessuno in Alto Adige, mentre durante il primo mese del nuovo anno sono state registrare quattro vittime. A Trento invece non si sono registrati incidenti mortali.
Per quanto riguarda le due Province autonome, i numeri non sono rassicuranti: 676 infortuni a Trento (581 nel gennaio 2023) e 1.114 a Bolzano (1.017 l’anno scorso). Di questi infortuni, in Trentino il 21,72% (116 totali) è stato denunciato da extracomunitari, mentre a Bolzano questo tipo di denunce rappresenta il 18,22% del totale. Inoltre, per entrambe le Province, il maggior numero di infortuni si verifica nella gestione Industria e servizi (461 in Trentino e mille a Bolzano) e si registrano molte più denunce da parte di maschi (419 a Trento e 739 a Bolzano). «Sicuramente incide sui dati il fatto che nel mese di gennaio tutti i lavori del Superbonus 110% hanno dovuto accelerare i tempi e quindi è calata l’attenzione», spiega Walter Alotti, segretario generale Uil Trentino.
Ma i numeri sono in aumento in tutta Italia: 42.166 denunce per infortunio (+6,8% ) e 45 morti (due in più rispetto al gennaio 2023). Questo incremento si è verificato ovunque, ma soprattutto nel Nord-Ovest (+9,9%) e nel Nord-Est (6,6%). «Serve il potenziamento dei controlli e delle sanzioni, ma anche una grande azione di prevenzione, anche culturale — spiega Bezzi — Quando succede un infortunio grave, l’opinione pubblica si scatena subito e vengono chiesti più controlli e più sanzioni. In realtà quello che serve sulla sicurezza è un’azione continuativa che tenga sempre alto questo tema e permetta alle imprese e al lavoratore di operare serenamente». L’indignazione, secondo Bezzi, dura finché la notizia rimane sui giornali. Ma c’è un altro problema: «Continuiamo ad avere pochi ispettori e poche verifiche sui cantieri», denuncia Alotti.
Secondo il segretario una delle soluzioni al problema sarebbe l’introduzione dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale nei vari settori. Questa figura è utile per quelle imprese dove non è presente un Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: «Purtroppo non si riescono a inserire ovunque, ma sarebbero una funzione importante come abbiamo visto nel settore dell’artigianato. Avendo un tessuto economico frammentato composto da piccole aziende dove di fatto non può esserci un Rls è utile la figura del Rlst. Su questa figura siamo indietro soprattutto nell’edilizia e nell’agricoltura, ma stiamo cercando di renderla attiva il prima possibile».

 

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